Fiera Mangiaprecari, Fornace e San Precario contestano il licenziamento di 85 lavoratori

Esattamente due settimane fa è iniziata una campagna a sostegno dei lavoratori di Fiera Milano S.p.A. promossa dalla Fornace di Rho e da San Precario. A partire da quest’anno, infatti, l’azienda ha iniziato un processo di ristrutturazione con l’intento di tagliare i costi del personale, in particolare, colpendo quei dipendenti che Fiera Milano considera ’contrattualmente troppo garantiti’ e lasciando a casa (in cassa in deroga)dal primo ottobre scorso 85 lavoratori con la concreta possibilità di un’ulteriore sforbiciata a gennaio “grazie” anche a Cgil, Cisl e Uil, più impegnati a contrattare al ribasso invece che a difendere i lavoratori.
L’occasione per lanciare la campagna è stato un convegno a Rho sullo stato dei lavori di Expo 2015 organizzato dall’AIL (Associazione Imprenditori Lombardi) all’interno del quale si è ‘intrufolato’ srotolando uno striscione e distribuendo dei volantini il centro sociale Fornace che da quasi un anno ha aperto all’interno dei propri spazi un Punto San Precario per fornire assistenza legale e, in generale, al conflitto (tutti i giovedì alle 18,00 presso il centro sociale Fornace di Rho) ai precari della zona e costituire un osservatorio nei confronti del nuovo polo fieristico riguardo alle tematiche del lavoro e della precarietà.
La Fiera, salutata da un tripudio di consensi assolutamente trasversale come un’opportunità per il territorio che avrebbe portato benessere, ricchezza e posti di lavoro, ha mostrato il suo vero volto. Nonostante per mesi abbia assillato gli abitanti della zona di Rho-Pero con convegni tenuti da accademici a libro paga di Fondazione Fiera Milano che parlavano un futuro meraviglioso, nei fatti si è dimostrata l’ennesima cattedrale della precarietà. Già nell’aprile scorso, in occasione del Salone del Mobile, i lavoratori della Best Union, società che oltre ad aver avuto in appalto la gestione dei tornelli di ingresso del nuovo polo fieristico può vantare agganci politici trasversali, si sono rivolti al Punto San Precario della Fornace in quanto la società non pagava i propri dipendenti da 6 mesi. La denuncia aveva portato ad ‘un’incursione’ all’interno della Fiera nei giorni del Salone del Mobile che ha portato ad un tavolo di trattativa con l’amministratore delegato di Fiera Milano S.p.A. Pazzali riuscendo a sbloccare rapidamente la situazione dei mancati pagamenti.
Eppure il modello Fiera tanto celebrato è quello a cui si ispira Expo 2015: 6 mesi di contratti di lavoro precari, con meno diritti e malpagati o, magari neanche pagati come sembrerebbe dall’ipotesi ventilata più volte in sede istituzionale di utilizzare 10mila studenti delle superiori come stagisti ‘retribuiti’
con crediti formativi e basta. Altro che i 70mila posti lavoro promessi! Del resto non potrebbe essere diversamente visto che i soggetti in campo sono gli stessi. Proprio qualche settimana fa le quotazioni in borsa di Fiera Milano S.p.A. sono salite alle stelle dopo l’accordo siglato con il Comune di Milano (e Cabassi) per la cessione in comodato d’uso dei terreni di sua proprietà, circa la metà del sito expo, per realizzare l’esposizione del 2015. In cambio, dopo l’Expo, quei terreni attualmente agricoli, diventeranno edificabili per permettere la realizzazione di un nuovo quartiere di Milano completamente infrastrutturato grazie al denaro pubblico speso nelle opere di viabilità e di accessibilità al sito Expo.
Il fatto è che Fiera ed Expo 2015 sono la chiave di volta di un reticolo di interessi economici, politici e affaristici che rappresenta un modello paradigmatico di sfruttamento dal lavoro al territorio. È per questo che le lotte per rivendicare diritti dentro la Fiera vanno necessariamente coniugate con le battaglie contro il saccheggio dei beni comuni ed Expo 2015. Sono due facce della stessa medaglia.

http://www.milanofiera.net

(Milanox.eu)

Questa voce è stata pubblicata in I peccati di Fiera Milano e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento